Lo psicologo appare ancora oggi una figura emblematica paragonata talvolta a quella del prete o dello stregone. Tale confusione nasce in parte dalla storica scissione cartesiana tra corpo e mente che, nell’incapacità di spiegare alcuni fenomeni, riconduce la mente a un dominio ontologicamente separato dalla materia (http://it.wikipedia.org/wiki/Dualismo_%28filosofia_della_mente%29#Dualismo_cartesiano). Anche il termine “psiche” contribuisce a ricondurre lo studio della mente a qualcosa di astratto: nell’antica Grecia la psiché è nella persona “principio vitale” e poi “anima”, la quale non solo si propaga nell’atto della generazione, ma è un’entità che persiste, anche priva di coscienza, nell’Ade dove s’identifica con eidolon il sembiante visibile ma impalpabile del defunto conservando la sua forma senza dissolversi. Dunque il termine Psiche significa propriamente fiato, alito, respiro, ossia una condizione di vita che ha assunto in generale il senso di vitalità, anima spirito. Diverso il termine “Mente” dalla radice indo-germanica man (uomo), ha il senso di pensare, intendere, conoscere ed ha rapporti con altre radici che significano misurare, formare (Lago, 2008).
Una parziale integrazione tra “studiosi dell’anima” e “studiosi del corpo” c’è stata con l’avvento delle teorie Freudiane che consideravano l’essenza della mente l’Es ovvero il serbatoio delle pulsioni o istinti la cui origine è squisitamente corporea.
Dobbiamo attendere studi molto più recenti per scoprire che la mente si forma nell’interazione tra processi neurofisiologici ed esperienze interpersonali (Siegel, 1999). Le esperienze umane plasmano lo sviluppo delle connessioni nervose che danno origine alla mente e le esperienze interpersonali influenzano direttamente le modalità con cui ricostruiamo mentalemente la realtà. Le esperienze, attraverso l’attivazione di circuiti nervosi specifici, influenzano direttamente le modalità con cui i geni vengono espressi e quindi la creazione, il mantenimento e il rafforzamento dei collegamenti neuronali che formano il substrato della nostra mente. Le relazioni primarie sono la fonte delle esperienze che modulano l’espressione genica a livello cerebrale (Siegel, 1999). Le esperienze precoci hanno dunque un’enorme importanza nel determinare il collegamento dei neuroni tra loro e la formazione dei circuiti neuronali che danno luogo a diversi processi mentali. Le esperienze precoci possono procurare modificazione neuronali ed influenzare i processi mentali attraverso la crescita di neuriti oppure creando nuove e più estese connessioni sinaptiche, favorendo la mielinizzazione degli assoni, incrementando la densità e la sensibilità dei recettori post-sinaptic, interferendo nei fenomeni di morte cellulare e quindi di “potatura” di neuroni e di sinapsi.
Le riceche di Kandel hanno dato ulteriore impulso al tentativo di integrare mente e corpo ipotizzando prima che le esperienze possono avere un’ influenza sulle connessioni neuronali, poi l’esistenza di un substrato neurofisiologico della psicoterapia. Diversi tipi di studi indicano che lo sviluppo del cervello deve essere visto, in realtà, come il prodotto degli effetti che le esperienze esercitano sull’espressione del potenziale genetico. I geni hanno due funzioni fondamentali (Kandel, 1998): la prima è consentire la trasmissione delle informazioni inscritte nel loro DNA alle generazioni successive; la seconda, determinare, attraverso processi di trascrizione del DNA, la sintesi proteica cellulare; le nostre esperienze possono influenzare in maniera diretta la trascrizione, quindi le modalità con cui i geni vengono espressi attraverso la sintesi proteica. L’’antitesi natura-cultura viene, quindi, superata dalla ricerca del modo in cui geni ed esperienze interagiscono nei processi di sviluppo (Lago, 2008). Le intricate interazioni fra geni ed esperienze che caratterizzano lo sviluppo della mente portano all’amplificazione delle differenze individuali iniziali, anche nei bambini che crescono nello stesso ambiente familiare. La storia di ciascun individuo è quindi il risultato delle modalità con cui componenti ambientali, eventi casuali e tratti ereditari contribuiscono nel loro insieme a determinare le esperienze che plasmano, attraverso processi di adattamento e di apprendimento, lo sviluppo della sua mente. Se cambiamenti indotti a livello della trascrizione genetica modificano la struttura dei neuroni e plasmano la mente relazionale, a loro volta le attività mentali possono modificare l’espressione genica (Lago, 2008).
In questo panorama che integra sempre di più la mente e il corpo, anche la psicoterapia assume una valenza diversa. Non più scienza dell’anima, ma un processo in grado di produrre delle modificazione nelle connessioni sinaptiche. In particolare le ricerche di Kandel hanno evidenziato che “la psicoterapia riesce ad apportare cambiamenti sostanziali nel comportamento e così procura alterazioni dell’espressione genica che producono nuovi cambiamenti strutturali nel cervello” (Kandel, 1998).