L’adolescenza è il momento della vita in cui la personalità prende forma: gradualmente si stabilizza il funzionamento psichico dell’individuo mostrando il livello evolutivo raggiunto ed il sistema difensivo articolato. Questo periodo può essere caratterizzato da tensioni elevate dovute alla ridefinizione di Sè, possono riemergere problematiche profonde la cui risoluzione comporta la possibilità di sprerimentare nuovi legami, di confrontarsi con l’altro sesso e con il gruppo di pari.
I cambiamenti a cui il ragazzo è sottoposto devono necessariamente integrarsi in una nuova unità psichica alla cui base giacciono i modelli relazionali precedentemente acquisiti.
La continua trasformazione cui il ragazzo è sottoposto può comportare un malessere psicologico che può manifestarsi sotto forma di oscillazioni dell’umore, rabbia, passaggi all’atto e via dicendo. Il limite tra “normale” e “patologico” può risultare molto labile data la criticità del momento.
Proprio perchè la personalità è in trasformazione, l’intervento in adolescenza può prefigurarsi come un intervento di prevenzione secondaria.
Mentre la prevenzione primaria punta ad indentificare le cause di un disturbo, la prevenzione secondaria si focalizza sull’identificazione dei segni precoci di disagio che, in seguito ad ulteriori esperienze, potrebbero evolvere verso malesseri più seri. Un esempio di prevenzione secondaria in medicina è l’identificazione precoce del’HPV per la prevenzione dei tumori dell’utero.
Dunque l’adolescenza è il momento per individuare primi segni di malessere che in seguito ad ulteriori esperienze potrebbero evolvere verso disagi più significativi. Cogliere questi segni è spesso complicato vista la criticità del momento, ma la loro persistenza e l’intensità con cui si presentano potrebbero costituire dei companelli d’allarme. Tra questi segni spiccano: il ritiro sociale e l’isolamento intesi non come tendenza alla timidiezza, ma come difficoltà ad interagire con gli altri; una sorta di disinteresse per le relazioni sociali che porta il soggetto a passare il suo tempo quasi sempre da solo. Inoltre nelle prime fasi di un disagio psicologico i ragazzi possono apparire, demotivati, possono sembrare disinteressati a tutto o non avere obiettivi da raggiungere o non provare piacere nel fare le cose; possono apparire angosciati tanto da presentare difficoltà di attenzione e concentrazione con un possibile calo improvviso del rendimento scolastico. Manifestano, spesso, segni di tristezza o frequenti oscillazioni dell’umore con impulsività, irritabilità, aggressività. A volte possono manifestare una forte ansia tanto da presentare disturbi del sonno. Un ulteriore segno di malessere può essere la sospettosità o l’eccessivo interesse per tematiche astratte in assenza di capacità concrete. In queste fasi possiamo notare, inoltre, eccessive preoccupazioni somatiche o idee persistenti di essere malati. Non meno importante è l’uso/abuso di sostanze il cui effetto potrebbe “slatentizzare” un eventuale disagio sottostante. Cogliere questi segni e richiedere un intervento precoce potrebbe costituire un importante forma di prevenzione di disagi più seri.