Forse è sempre esistito il bullismo, chiuso negli spogliatoi di piccoli uomini alle prese con le loro lotte interiori, nascosto tra i banchi di scuola quasi a rivelare la sua natura subdola e occultata nel mondo giovanile. Forse è sempre esistito nelle camerate di giovani leve che, quasi a sottolinearne l’evoluzione, lo chiamavano “nonnismo”; nei ricordi dei nostri padri e dei nostri nonni, prima segreto e oggetto della propria vergogna, poi ricordo delle proprie lotte. Eppure, nonostante ci sembri di averlo sempre conosciuto, oggi la sua diffusione sembra rappresentare un vero “allarme sociale”. A tal proposito i dati forniti da Euripes e Telefono Azzurro in occasione del SANIT, il 5° Forum internazionale della Salute, indicano che la Regione Lazio, è tra quelle ad alto rischio di devianza minorile, con una media di denunce del 24,2%, nettamente superiore al 19,6% sul territorio nazionale. L’indice raggiunge il valore più elevato proprio a Roma dove si registrano 28,7 denunce ogni 10 mila minori seguito da Viterbo con 20,6 denunce. Inoltre, secondo l’ultima indagine condotta da Telefono Azzurro e Eurispes (9° Rapporto sulla Condizione dell’Infanzia e dell’Adolescenza, 2008) emerge che nella fascia 12-19 anni: il 21,6% di adolescenti dichiara di aver subito più volte provocazioni e/o prese in giro ripetute, il 17,9% offese immotivate e ripetute, il 14,4% brutti scherzi e l’8,1% continua esclusione e isolamento dal gruppo. Negli ultimi anni, inoltre, si sta assistendo ad una crescita esponenziale di nuove forme di bullismo che coinvolgono la rete telematica, gli sms ed altri strumenti di comunicazione: il cyberbullismo. Con il termine cyberbullismo o bullismo online si indicano quegli atti di bullismo e di molestia effettuati tramite mezzi elettronici come l’email, le chat, i blog, i telefoni cellulari, i siti web ecc. Tale forma di bullismo è arrivata a rappresentare circa un terzo di quello totale. In Italia, secondo alcune ricerche emerge che oltre il 24% degli adolescenti subisce prevaricazioni, offese o prepotenze. In particolare Pisano e Saturno (Italia 2008) hanno condotto uno studio su 1047 studenti di età compresa tra i 14 e i 20 anni, ed hanno rilevato che il 14% degli studenti delle scuole medie inferiori ed il 16% delle scuole medie superiori sono state vittime di cyberbullismo. (pubblicazione in http://it.groups.yahoo.com).
Il bullismo è un comportamento di prevaricazione ripetuto e persistente nei confornti di una vittima che spesso non sa difendersi. Oltre al bullo che generalemente prende attivamente l’iniziativa nel fare prepotenze, possiamo trovare un aiutante o seguace del bullo ed i sostenitori che sono tutti coloro che rinforzano il comportamento del bullo incitando, ridendo o semplicemnte stando a guardare.
Nel caso del cyberbullismo vengono a mancare tutti i segni della comunicazione non verbale come il tono della voce, lo sguardo la cui assenza contribuisce a disumanizzare la vittima.
Dunque questo sembrerebbe oggi il bullismo: un fenomeno in crescita con cui è difficile fare i conti. Sulle cause e possibili conseguenze ci sarebbe ancora molto da raccontare ma ancora più interessante è capire cosa ne pensano i nostri giovani. La storia di seguito riportata è tratta dal caso di una giovane ragazza di una scuola. Alcuni dettagli sono stati modificati per rendere il caso anonimo. La storia è scritta affinché tutti noi possiamo riflettere sul fenomeno calandoci nel racconto. Per noi intendo anche psicologi, insegnanti, il personale ATA, gli adulti in genere e ovviamente i nostri giovani.
Claudia frequenta la prima classe di un Liceo Scientifico e sin dai primi giorni di scuola mostra notevoli difficoltà ad inserirsi nel gruppo. In particolare Claudia tratta i suoi compagni di scuola con notevole distacco: non ride, non scherza e non parla mai con nessuno. I compagni di scuola hanno l’impressione che il comportamento di Claudia denoti un senso sottostante di grandiosità , come se lei creda di essere speciale, diversa dagli altri e che possa confrontarsi solo con i suoi pari. Non a caso la ragazza riesce a comunicare con i professori che la considerano una brava allieva. I ragazzi hanno anche l’impressione che lei manchi di empatia: non riesce a dare parole di conforto a nessuno della sua classe o a condividere paure, angosce, dubbi, rabbie, incertezze di tutti i ragazzi della sua età. Vista dall’esterno Claudia sembra una statua di ghiaccio che non ha emozioni e che esegue i propri compiti in maniera meccanica. Ben presto i compagni di classe iniziano ad allontanarsi da lei e a prenderla in giro. Di lei dicono che: ha un senso grandioso di importanza; è assorbita da fantasie di illimitato successo, potere, fascino, bellezza, e di amore ideale; crede di essere “speciale” e unica, e di dover frequentare e poter essere capita solo da altre persone speciali ; richiede eccessiva ammirazione.
Nel tempo Claudia stringe un rapporto d’amicizia con una sua compagna di classe (Francesca) che la difende da tutti gli insulti. Francesca descrive Claudia come una persona molto fragile ed insicura, spesso si sente inadeguata e le interazioni con gli altri la feriscono perché lei non si sente come gli altri. Francesca dice che la facciata con cui Claudia si presenta agli altri le serve per difendersi perché in realtà è estremamente vulnerabile. Lei deve ad ogni costo allontanare” l’altro” perché le relazioni sono troppo pericolose: chiunque potrebbe individuare la sua fragilità o ferirla con i suoi commenti, i suoi rifiuti, i suoi confronti. Nel tempo Claudia inizia ad essere benvoluta dagli insegnanti e disprezzata dai ragazzi che la allontanano sempre di più e la prendono in giro ripetutamente. Gli insegnanti reagiscono proteggendola ed attaccando brutalmente i ragazzi. I ragazzi sentendosi accusati la attaccano ancora di più. La situazione degenera durante la gita di fine anno: Claudia viene fotografata in una posa che a suo avviso la mette in ridicolo e le suo foto vengono pubblicate su face-book. La ragazza decide di lasciare la scuola e la madre la sostiene definendo i ragazzi “non all’altezza” della propria figlia. Loro si difendono affermando che la foto era solo uno scherzo e che Claudia ha esagerato. Interviene il preside che rimprovera duramente i ragazzi i quali, ritenendo Claudia unica responsabile dell’accaduto, in assenza dei docenti, la attaccano ancora di più. Claudia alla fine dell’anno lascia la scuola. L’accaduto viene ricordato come una grandissima umiliazione ed un terribile fallimento.
ALLORA PARLIAMO DEL BULLLISMO
1) Cosa ne pensi del bullismo? è un fenomeno in crescita oppure è sempre esistito?
2) Quali sono le cause psicologiche, sociali, scolastiche?
3) Cosa si potrebbe fare per migliorare la situazione?
4) Ti sei mai sentito come Claudia?
5) Cosa avrebbero dovuto fare i compagni di classe?
6) Cosa avrebbero dovuto fare gli insegnanti?
7) Come possiamo risolvere questo problema?
Se vuoi scrivi la tua risposta all’indirizzo ilaria.ortolani@gmail.com