Differenza tra Psicologo, Psicoterapeuta, Psichiatra, Psicoanalista, Neurologo

Lo psicologo Eè un professionista laureato in psicologia ed iscritto all’albo degli psicologi previo superamento dell’esame di stato. L’iscrizione all’albo è possibile dopo lo svolgimento di almeno un anno di tirocinio dopo la laurea quinquiennale (vecchio ordinamento). Lo psicologo può svolgere colloqui di sostegno o valutazioni psicodiagnostiche ma non  la terapia, intesa come cura delle varie forme di disagio psichico e di psicopatologia, che richiede il titolo di psicoterapeuta.

Psicoterapeuta
E’ un professionista che può intervenire nella cura dei disturbi psichici e delle malattie mentali attraverso la psicoterapia. Successivamente alla Laurea in psicologia o in medicina e chirurgia deve aver acquisito una specifica formazione professionale, mediante corsi di specializzazione almeno quadriennali riconosciute dal MIUR. La specializzazione e la qualificazione in psicoterapia possono essere conseguite sia presso scuole di specializzazione universitarie sia presso scuole private che abbiano ottenuto il riconoscimento dallo Stato.
Le scuole di specializzazione sono molte e fanno capo a diversi modelli teorici, per cui la formazione degli psicoterapeuti può essere di diversa natura in relazione alla teoria di riferimento. In generale si distinguono le psicoterapie ad orientamento sistemico-familiare indirizzate alla coppia ed alla famiglia; le psicoterapie individuali ad orientamento psicodinamico ovvero focalizzate all’analisi del profondo e quelle cognitivo-comportamentali maggiormente centrate sul sintomo. Generalmente  si distinguono psicoterapeuti per adulti e adolescenti e psicoterapeuti dell’età evolutiva (per bambini ed adolescenti).
Lo psicologo psicoterapeuta non può prescrivere farmaci.

Psicoanalista
E’ uno psicoterapeuta di formazione specificatamente psicoanalitica, ossia formatosi seguendo le teorie di Freud ed eisuoisuccessori.
La psicoanalisi è soltanto una delle possibili specializzazioni psicoterapiche. L’orientamento psicodinamico è di derivazione analitica, le differenze riguardano soprattutto l’uso di alcuni strumenti e la frequenza delle sedute che nelle terapie psicodinamiche è più flessibile.

Psichiatra
E’ un laureato in medicina specializzato in psichiatria.
Non è uno psicologo, a meno che non abbia conseguito anche una Laurea in psicologia.
Lo psichiatra può essere anche psicoterapeuta.
Oltre ai diversi percorsi di formazione, psichiatra e psicologo differiscono per il diverso modo di approcciare il disagio portato dal paziente, poiché il primo mette più in risalto l’aspetto organico, biologico e genetico, il secondo è più centrato sulla storia personale, sul contesto di vita e sulle capacità e possibilità di cambiamento della persona che richiedono, quindi, un impegno attivo da parte del paziente.
Lo psichiatra può prescrivere i farmaci. Attualmente è sempre maggiore la tendenza ad integrare le diverse impostazioni per ottenere risultati migliori. Ovviamente in relazione al tipo di disturbo. Nelle depressioni gravi, ad esempio, è stato appurato che l’integrazione della psicoterapia all’intervento farmacologico, consente di ottenere risultati più duraturi ed una riduzione del tasso di ricadute (Biondi)

Neurologo
E’ un laureato in medicina specializzato in neurologia. Si occupa di malattie organiche del sistema nervoso centrale, in genere attraverso l’ausilio dei farmaci.
Non è uno psicoterapeuta, a meno che non abbia conseguito la necessaria specializzazione.

Leggi di più

Quali sono le cause dei Disturbi Psicologici?

Uno dei modelli di spiegazione più diffuso evidenzia la presenza di un’eziologia multifattoriale (modello vulnerabilità stress-coping). Secondo tale modello i fattori genetici genererebbero una maggiore vulnerabilità al disagio che potrebbe aumentare ulteriormente a causa di fattori pre o peri-natali. Tra questi abbiamo le nascite pre-termine, l’influenza della madre durante la gravidanza, l’anossia durante il parto o le altre complicanze per-natali. Tutti questi fattori agirebbero generando una maggiore vulnerabilità ad un disagio ma non ne determinerebbe l’esordio. Importanti sono anche i fattori ambientali come la società, la famiglia, i traumi ecc.

Tutto questo potrebbe determinare un abbassamento della soglia oltre la quale il disagio potrebbe presentarsi. E’ come se la personalità si fosse formata con qualche area di fragilità; come un vaso che ha delle crepe. Il vaso è integro e potrebbe restarlo per sempre a meno che dei fattori stressanti ovvero stressor psico-sociali come i traumi, agiscano sui punti di fragilità generando la sua rottura e quindi l’esordio del disagio

 

Leggi l’articolo

Leggi di più

Che differenza c’è tra Psicologo e Counselor?

Lo Psicologo che offre “consulenza psicologica” e il Counselor che offre attività di “counselling” sembrano svolgere la stessa attività professionale, finalizzata ad affrontare le situazioni di disagio esistenziale dei propri clienti.

Il percorso formativo dello Psicologo, regolamentato dalla legge vigente, però,  è molto più lungo e impegnativo del percorso formativo del Counselor, che dalla legge non è regolamentato.

A differenza dell’attività del Counselor, l’attività professionale dello Psicologo è regolata dalla normativa vigente che, tra l’altro, considera le sedute di consulenza psicologica offerte dagli Psicologi una prestazione sanitaria. Di conseguenza le ricevute fiscali emesse dagli Psicologi sono detraibili in sede di dichiarazione dei redditi.

Tra le due professioni è in corso un contenzioso. Lo Psicologo puo’  se possiede una specializzazione puo’ effettuare Psicoterapia. Lo Psicologo puo’ somministrare strumenti conoscitivi e reattivi psicometrici per la diagnosi e l’analisi dell’individuo dei gruppi e delle comunità.

Cosa fa lo Psicologo?

La Professione dello Psicologo è regolamentata dalla legge 56 del 1989 la quale sancisce che “La professione di psicologo comprende l’uso degli strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, la diagnosi, le attività di abilitazione-riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico rivolte alla persona, al gruppo, agli organismi sociali e alle comunità. Comprende altresì le attività di sperimentazione, ricerca e didattica in tale ambito.

Lo Psicologo può prescrivere psicofarmaci?

No questa è una prerogativa dello Pschiatra

Lo Psichiatra può svolgere attività Psicoterapeutica?

Da un punto di vista normativo gli Psichiatri, grazie la scuola di specializzazione in Psichiatria, possono svolgere Psicoterapia. Nella realtà alcune scuole sono più attente all’aspetto psicoterapeutico altre meno, per cui è una scelta del singolo Psichiatra dedicarsi solo all’aspetto farmacologico oppure integrarlo con quello Psicoterapeutico. Molti Psichiatri decidono di effettuare, oltre alla scuola post-laurea in Psichiatria anche una scuola di specializzazione in Psicoterapia per dedicarsi a questa pratica.

Lo psicologo può avere rapporti con le persone che ha in terapia?

Da un punto di vista normativo gli Psichiatri, grazie la scuola di specializzazione in Psichiatria, possono svolgere Psicoterapia. Nella realtà alcune scuole sono più attente all’aspetto psicoterapeutico altre meno, per cui è una scelta del singolo Psichiatra dedicarsi solo all’aspetto farmacologico oppure integrarlo con quello Psicoterapeutico. Molti Psichiatri decidono di effettuare, oltre alla scuola post-laurea in Psichiatria anche una scuola di specializzazione in Psicoterapia per dedicarsi a questa pratica.

No questo potrebbe inficiare il lavoro Psicoterapeutico. Il codice deontologico art 28 recita “Lo psicologo evita commistioni tra il ruolo professionale e vita privata che possano interferire con l’attività professionale o comunque arrecare nocumento all’immagine sociale della professione. Costituisce grave violazione deontologica effettuare interventi diagnostici, di sostegno psicologico o di psicoterapia rivolti a persone con le quali ha intrattenuto o intrattiene relazioni significative di natura personale, in particolare di natura affettivo-sentimentale e/o sessuale. Parimenti costituisce grave violazione deontologica instaurare le suddette relazioni nel corso del rapporto professionale. Allo psicologo è vietata qualsiasi attività che, in ragione del rapporto professionale, possa produrre per lui indebiti vantaggi diretti o indiretti di carattere patrimoniale o non patrimoniale, ad esclusione del compenso pattuito. Lo psicologo non sfrutta la posizione professionale che assume nei confronti di colleghi in supervisione e di tirocinanti, per fini estranei al rapporto professionale”.

Leggi di più

Lo Psicoterapeuta può prendere in terapia individuale due persone della stessa famiglia, sorelle, fratelli, amanti, madre, figlio, amici stretti, coniugi ecc?

No, sarebbe cosa deontologicamente scorretta perché i segreti di uno potrebbero inficiare la sua neutralità ed il suo atteggiamento non giudicante. Inoltre in caso di conflitto tra le persone in terapia, si potrebbe alterare la relazione terapeutica pensando che lo Psicologo possa prendere le parti dell’uno o dell’altro.

In caso di collaborazione con altri Professionisti lo Psicologo può rivelare informazioni?

No, lo psicologo è tenuto al segreto professionale e limita allo stretto necessario le informazioni fornite ad altri Professionisti in caso di collaborazione.

Quando Lo Psicologo può derogare al segreto Professionale?

In generale è sempre tenuto a tutelare la persona ed anche in caso di obbligo di referto o denuncia limita allo stretto necessario le informazioni fornite al fine di tutelare il soggetto.   Può decidere di derogare parzialmente o totalmente al segreto professionale solo in caso di gravi rischi per la salute psicologica o fisica del soggetto o di terzi. In particolare così recita il codice deontologico:

Leggi di più

Articolo 12 :Lo psicologo si astiene dal rendere testimonianza su fatti di cui è venuto a conoscenza in ragione del suo rapporto professionale. Lo psicologo può derogare all’obbligo di mantenere il segreto professionale, anche in caso di testimonianza, esclusivamente in presenza di valido e dimostrabile consenso del destinatario della sua prestazione. Valuta, comunque, l’opportunità di fare uso di tale consenso, considerando preminente la tutela psicologica dello stesso.

Articolo 13 Nel caso di obbligo di referto o di obbligo di denuncia, lo psicologo limita allo stretto necessario il riferimento di quanto appreso in ragione del proprio rapporto professionale, ai fini della tutela psicologica del soggetto. Negli altri casi, valuta con attenzione la necessità di derogare totalmente o parzialmente alla propria doverosa riservatezza, qualora si prospettino gravi pericoli per la vita o per la salute psicofisica del soggetto e/o di terzi.

[/expander_maker ]

Lo Psicoterapeuta fornisce consigli?

Il lavoro dello Psicoterapeuta riguarda lo sviluppo di capacità riflessive e di mentalizzazione: egli aiuta il soggetto a portare alla consapevolezza i propri vissuti emozionali, a sviluppare un Io Osservante per mettere in atto dei cambiamenti nel proprio modo di adattarsi all’ambiente, soprattutto quando questi implicano una sofferenza. Quindi lo Psicoterapeuta aiuta il soggetto ad essere più consapevole di Sé e prendere autonomamente le proprie scelte. Non interviene attivamente nella vita del soggetto dando consigli.  A tal proposito così recita il codice dentologico.

Il lavoro dello Psicoterapeuta riguarda lo sviluppo di capacità riflessive e di mentalizzazione: egli aiuta il soggetto a portare alla consapevolezza i propri vissuti emozionali, a sviluppare un Io Osservante per mettere in atto dei cambiamenti nel proprio modo di adattarsi all’ambiente, soprattutto quando questi implicano una sofferenza. Quindi lo Psicoterapeuta aiuta il soggetto ad essere più consapevole di Sé e prendere autonomamente le proprie scelte. Non interviene attivamente nella vita del soggetto dando consigli.  A tal proposito così recita il codice dentologico.

Articolo 3 Lo psicologo considera suo dovere accrescere le conoscenze sul comportamento umano ed utilizzarle per promuovere il benessere psicologico dell’individuo, del gruppo e della comunità. In ogni ambito professionale opera per migliorare la capacità delle persone di comprendere se stessi e gli altri e di comportarsi in maniera consapevole, congrua ed efficace. Lo psicologo è consapevole della responsabilità sociale derivante dal fatto che, nell’esercizio professionale, può intervenire significativamente nella vita degli altri; pertanto deve prestare particolare attenzione ai fattori personali, sociali, organizzativi, finanziari e politici, al fine di evitare l’uso non appropriato della sua influenza, e non utilizza indebitamente la fiducia e le eventuali situazioni di dipendenza dei committenti e degli utenti destinatari della sua prestazione professionale. Lo psicologo è responsabile dei propri atti professionali e delle loro prevedibili dirette conseguenze.

Articolo 4 Nell’esercizio della professione, lo psicologo rispetta la dignità, il diritto alla riservatezza, all’autodeterminazione ed all’autonomia di coloro che si avvalgono delle sue prestazioni; ne rispetta opinioni e credenze, astenendosi dall’imporre il suo sistema di valori; non opera discriminazioni in base a religione, etnia, nazionalità, estrazione sociale, stato socio-economico, sesso di appartenenza, orientamento sessuale, disabilità.Lo psicologo utilizza metodi e tecniche salvaguardando tali principi, e rifiuta la sua collaborazione ad iniziative lesive degli stessi. Quando sorgono conflitti di interesse tra l’utente e l’istituzione presso cui lo psicologo opera, quest’ultimo deve esplicitare alle parti, con chiarezza, i termini delle proprie responsabilità ed i vincoli cui è professionalmente tenuto.In tutti i casi in cui il destinatario ed il committente dell’intervento di sostegno o di psicoterapia non coincidano, lo psicologo tutela prioritariamente il destinatario dell’intervento stesso.

Articolo 18 In ogni contesto professionale lo psicologo deve adoperarsi affinché sia il più possibile rispettata la libertà di scelta, da parte del cliente e/o del paziente, del professionista cui rivolgersi.

Leggi anche il codice deontologico

Leggi di più

11) Quali sono i principali Disturbi secondo il DSMV?

Spiegazioni ed analisi di alcuni disturni Psicologici secondo il DSMV

Disturbo d’ansia generalizzato

Disturbo di Panico

Disturbo Ossessivo-Compulsivo

Depressione Maggiore

Disturbo Bipolare I

Bulimia Nervosa

Disturbo Bipolare II

Disturbo Borderline di Personalità

Spiegazioni ed analisi dei vari disturni Psicologici secondo il DSMV

Disturbo d’ansia generalizzato

  1. Ansia e preoccupazione eccessive (attesa apprensiva), che si manifestano per la maggior parte dei giorni per almeno 6 mesi, a riguardo di una quantità di eventi o di attività (come prestazioni lavorative o scolastiche).
  2. La persona ha difficoltà nel controllare la preoccupazione.
  3. L’ansia e la preoccupazione sono associate con tre (o più) dei sei sintomi seguenti (con almeno alcuni sintomi presenti per la maggior parte dei giorni negli ultimi 6 mesi). Nota Nei bambini è richiesto solo un item.

1)             irrequietezza, o sentirsi tesi o con i nervi a fior di pelle

2)            facile affaticabilità

3)            difficoltà a concentrarsi o vuoti di memoria

4)            irritabilità

5)            tensione muscolare

6)            alterazioni del sonno (difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno, o sonno inquieto e insoddisfacente).

  1. L’oggetto dell’ansia e della preoccupazione non è limitato alle caratteristiche di un disturbo di Asse I, per es., l’ansia o la preoccupazione non riguardano l’avere un Attacco di Panico (come nel Disturbo di Panico), rimanere imbarazzati in pubblico (come nella Fobia Sociale), essere contaminati (come nel Disturbo Ossessivo-Compulsivo), essere lontani da casa o dai parenti stretti (come nel Disturbo d’Ansia di Separazione), prendere peso (come nell’Anoressia Nervosa), avere molteplici fastidi fisici (come nel Disturbo di Somatizzazione), o avere una grave malattia (come nell’Ipocondria), e l’ansia e la preoccupazione non si manifestano esclusivamente durante un Disturbo Post-traumatico da Stress.
  1. L’ansia, la preoccupazione, o i sintomi fisici causano disagio clinicamente significativo o menomazione del funzionamento sociale, lavorativo o di altre aree importanti.
  2. L’alterazione non è dovuta agli effetti fisiologici diretti di una sostanza (per es., una droga di abuso, un farmaco) o di una condizione medica generale (per es., ipertiroidismo), e non si manifesta esclusivamente durante un Disturbo dell’Umore, un Disturbo Psicotico o un Disturbo Pervasivo dello Sviluppo.

Disturbo di Panico

  1. Entrambi

                1) Attacchi di Panico inaspettati ricorrenti

2)            almeno uno degli attacchi è stato seguito da 1 mese (o più) di uno (o più) dei seguenti sintomi:

  1. a) preoccupazione persistente di avere altri attacchi
  2. b) preoccupazione a proposito delle implicazioni dell’attacco o delle sue conseguenze (per es., perdere il controllo, avere un attacco cardiaco, “impazzire”)
  3. c) significativa alterazione del comportamento correlata agli attacchi.
  1. Presenza di Agorafobia (pag. 439).
  2. Gli Attacchi di Panico non sono dovuti agli effetti fisiologici diretti di una sostanza (per es., una droga di abuso, un farmaco) o di una condizione medica generale (per es., ipertiroidismo).
  3. Gli Attacchi di Panico non sono meglio giustificati da un altro disturbo mentale, come Fobia Sociale (per es., si manifestano in seguito all’esposizione a situazioni sociali temute), Fobia Specifica (per es., in seguito all’esposizione ad una specifica situazione fobica), Disturbo Ossessivo-Compulsivo (per es., in seguito all’esposizione allo sporco in qualcuno con ossessioni di contaminazione), Disturbo Post-traumatico da Stress (per es., in risposta a stimoli associati con un grave evento stressante), o Disturbo d’Ansia di Separazione (per es., in risposta all’essere fuori casa o lontano da congiunti stretti).

Sintomi dell’attacco di panico

Un periodo preciso di intensi paura o disagio, durante il quale quattro (o più) dei seguenti sintomi si sono sviluppati improvvisamente ed hanno raggiunto il picco nel giro di 10 minuti:

1)             palpitazioni, cardiopalmo, o tachicardia

2)            sudorazione

3)            tremori fini o a grandi scosse

4)            dispnea o sensazione di soffocamento

5)            sensazione di asfissia

6)            dolore o fastidio al petto

7)            nausea o disturbi addominali

8)            sensazioni di sbandamento, di instabilità, di testa leggera o di svenimento

9)            derealizzazione (sensazione di irrealtà) o depersonalizzazione (essere distaccati da sé stessi)

10)           paura di perdere il controllo o di impazzire

11)            paura di morire

12)           parestesie (sensazioni di torpore o di formicolio)

13)           brividi o vampate di calore.

Disturbo Ossessivo-Compulsivo

  1. Ossessioni o compulsioni.

Ossessioni come definite da 1), 2), 3) e 4):

1)             pensieri, impulsi o immagini ricorrenti e persistenti, vissuti, in qualche momento nel corso del disturbo, come intrusivi o inappropriati, e che causano ansia o disagio marcati

2)            i pensieri, gli impulsi, o le immagini non sono semplicemente eccessive preoccupazioni per i problemi della vita reale

3)            la persona tenta di ignorare o di sopprimere tali pensieri, impulsi o immagini, o di neutralizzarli con altri pensieri o azioni

4)            la persona riconosce che i pensieri, gli impulsi, o le immagini ossessivi sono un prodotto della propria mente (e non imposti dall’esterno come nell’inserzione del pensiero).

                Compulsioni come definite da 1) e 2):

1)             comportamenti ripetitivi (per es., lavarsi le mani, riordinare, controllare), o azioni mentali (per es., pregare, contare, ripetere parole mentalmente) che la persona si sente obbligata a mettere in atto in risposta ad un’ossessione, o secondo regole che devono essere applicate rigidamente

2)            i comportamenti o le azioni mentali sono volti a prevenire o ridurre il disagio, o a prevenire alcuni eventi o situazioni temuti; comunque questi comportamenti o azioni mentali non sono collegati in modo realistico con ciò che sono designati a neutralizzare o a prevenire, oppure sono chiaramente eccessivi.

  1. In qualche momento nel corso del disturbo la persona ha riconosciuto che le ossessioni o le compulsioni sono eccessive o irragionevoli. Nota Questo non si applica ai bambini.
  2. Le ossessioni o compulsioni causano disagio marcato, fanno consumare tempo (più di 1 ora al giorno), o interferiscono significativamente con le normali abitudini della persona, con il funzionamento lavorativo (o scolastico), o con le attività o relazioni sociali usuali.
  3. Se è presente un altro disturbo di Asse I, il contenuto delle ossessioni o delle compulsioni non è limitato ad esso (per es., preoccupazione per il cibo in presenza di un Disturbo dell’Alimentazione; tirarsi i capelli in presenza di Tricotillomania; preoccupazione per il proprio aspetto nel Disturbo da Dismorfismo Corporeo; preoccupazione riguardante le sostanze nei Disturbi da Uso di Sostanze; preoccupazione di avere una grave malattia in presenza di Ipocondria; preoccupazione riguardante desideri o fantasie sessuali in presenza di una Parafilia; o ruminazioni di colpa in presenza di un Disturbo Depressivo Maggiore).
  1. Il disturbo non è dovuto agli effetti fisiologici diretti di una sostanza (per es., una droga di abuso, un farmaco) o di una condizione medica generale.

Depressione Maggiore

Episodio Depressivo

.               Cinque (o più) dei seguenti sintomi sono stati contemporaneamente presenti durante un periodo di 2 settimane e rappresentano un cambiamento rispetto al precedente livello di funzionamento; almeno uno dei sintomi è costituito da 1) umore depresso o 2) perdita di interesse o piacere.

                Nota Non includere sintomi chiaramente dovuti ad una condizione medica generale, o deliri o allucinazioni incongrui all’umore.

1)             umore depresso per la maggior parte del giorno, quasi ogni giorno, come riportato dal soggetto (per es., si sente triste o vuoto) o come osservato dagli altri (per es., appare lamentoso). Nota Nei bambini e negli adolescenti l’umore può essere irritabile

2)            marcata diminuzione di interesse o piacere per tutte, o quasi tutte, le attività per la maggior parte del giorno, quasi ogni giorno (come riportato dal soggetto o come osservato dagli altri)

3)            significativa perdita di peso, senza essere a dieta, o aumento di peso (per es., un cambiamento superiore al 5% del peso corporeo in un mese), oppure diminuzione o aumento dell’appetito quasi ogni giorno. Nota Nei bambini, considerare l’incapacità di raggiungere i normali livelli ponderali

4)            insonnia o ipersonnia quasi ogni giorno

5)            agitazione o rallentamento psicomotorio quasi ogni giorno (osservabile dagli altri, non semplicemente sentimenti soggettivi di essere irrequieto o rallentato)

6)            faticabilità o mancanza di energia quasi ogni giorno

7)            sentimenti di autosvalutazione o di colpa eccessivi o inappropriati (che possono essere deliranti), quasi ogni giorno (non semplicemente autoaccusa o sentimenti di colpa per essere ammalato)

8)            ridotta capacità di pensare o di concentrarsi, o indecisione, quasi ogni giorno (come impressione soggettiva o osservata dagli altri)

9)            pensieri ricorrenti di morte (non solo paura di morire), ricorrente ideazione suicidaria senza un piano specifico, o un tentativo di suicidio, o l’ideazione di un piano specifico per commettere suicidio.

  1. I sintomi non soddisfano i criteri per un Episodio Misto (pag. 335).
  2. I sintomi causano disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento sociale, lavorativo, o di altre aree importanti.
  3. I sintomi non sono dovuti agli effetti fisiologici diretti di una sostanza (per es., una droga di abuso, un medicamento) o di una condizione medica generale (per es., ipotiroidismo).
  4. I sintomi non sono meglio giustificati da Lutto, cioè, dopo la perdita di una persona amata, i sintomi persistono per più di 2 mesi, o sono caratterizzati da una compromissione funzionale marcata, autosvalutazione patologica, ideazione suicidaria, sintomi psicotici o rallentamento psicomotorio.

Disturbo Bipolare I

Presenza di un solo Episodio Maniacale e nessun precedente Episodio Depressivo Maggiore.

                Nota La ricorrenza viene definita come un cambiamento di polarità dalla depressione o un intervallo di almeno 2 mesi senza sintomi maniacali.

  1. L’Episodio Maniacale non è meglio inquadrabile come Disturbo Schizoaffettivo, e non è sovrapposto a Schizofrenia, Disturbo Schizofreniforme, Disturbo Delirante o Disturbo Psicotico Non Altrimenti Specificato.

Codificare lo stato dell’episodio attuale o più recente

.1             Lieve / Moderato / Grave Senza Manifestazioni Psicotiche

.2             Grave Con Manifestazioni Psicotiche

.8            In Remissione Parziale / In Remissione Completa

Specificare se:

Misto: se i sintomi soddisfano i criteri per un Episodio Misto

                Specificare (per l’episodio attuale o più recente):

Con Manifestazioni Catatoniche

Ad Esordio nel Postpartum

Episodio Maniacale

  1. Un periodo definito di umore anormalmente e persistentemente elevato, espansivo, o irritabile, della durata di almeno una settimana (o di qualsiasi durata se è necessaria l’ospedalizzazione).
  2. Durante il periodo di alterazione dell’umore, tre (o più) dei seguenti sintomi sono stati persistenti e presenti a un livello significativo (quattro se l’umore è solo irritabile):

1)             autostima ipertrofica o grandiosità

2)            diminuito bisogno di sonno (per es., si sente riposato dopo solo 3 ore di sonno)

3)            maggiore loquacità del solito, oppure spinta continua a parlare

4)            fuga delle idee o esperienza soggettiva che i pensieri si succedano rapidamente

5)            distraibilità (cioè, l’attenzione è troppo facilmente deviata da stimoli esterni non importanti o non pertinenti)

6)            aumento dell’attività finalizzata (sociale, lavorativa, scolastica o sessuale), oppure agitazione psicomotoria

7)            eccessivo coinvolgimento in attività ludiche che hanno un alto potenziale di conseguenze dannose (per es., eccessi nel comprare, comportamento sessuale sconveniente, investimenti in affari avventati).

  1. I sintomi non soddisfano i criteri per l’Episodio Misto
  2. L’alterazione dell’umore è sufficientemente grave da causare una marcata compromissione del funzionamento lavorativo o delle attività sociali abituali o delle relazioni interpersonali, o da richiedere l’ospedalizzazione per prevenire danni a sé o agli altri, oppure sono presenti manifestazioni psicotiche.
  3. I sintomi non sono dovuti agli effetti fisiologici diretti di una sostanza (per es., una droga di abuso, un farmaco o altro trattamento), o di una condizione medica generale (per es., ipertiroidismo).

Nota Episodi simil-maniacali chiaramente indotti da un trattamento somatico antidepressivo (per es., farmaci, terapia elettroconvulsivante, light therapy) non dovrebbero essere considerati per una diagnosi di Disturbo Bipolare I.

Bulimia Nervosa

  1. Ricorrenti abbuffate. Una abbuffata è caratterizzata da entrambi i seguenti:

1)             mangiare in un definito periodo di tempo (ad es. un periodo di due ore), una quantità di cibo significativamente maggiore di quello che la maggior parte delle persone mangerebbe nello stesso tempo ed in circostanze simili

2)            sensazione di perdere il controllo durante l’episodio (ad es. sensazione di non riuscire a smettere di mangiare o a controllare cosa e quanto si sta mangiando).

  1. Ricorrenti ed inappropriate condotte compensatorie per prevenire l’aumento di peso, come vomito autoindotto, abuso di lassativi, diuretici, enteroclismi o altri farmaci, digiuno o esercizio fisico eccessivo.
  2. Le abbuffate e le condotte compensatorie si verificano entrambe in media almeno due volte alla settimana, per tre mesi.
  3. I livelli di autostima sono indebitamente influenzati dalla forma e dal peso corporei.
  4. L’alterazione non si manifesta esclusivamente nel corso di episodi di Anoressia Nervosa.

Specificare il sottotipo:

Con Condotte di Eliminazione: nell’episodio attuale di Bulimia Nervosa il soggetto ha presentato regolarmente vomito autoindotto o uso inappropriato di lassativi, diuretici o enteroclismi.

                Senza Condotte di Eliminazione: nell’episodio attuale il soggetto ha utilizzato regolarmente altri comportamenti compensatori inappropriati, quali il digiuno o l’esercizio fisico eccessivo, ma non si dedica regolarmente al vomito autoindotto o all’uso inappropriato di lassativi, diuretici o enteroclismi.

Disturbo Bipolare II

  1. Presenza (anche in anamnesi) di uno o più Episodi Depressivi Maggiori
  2. Presenza (anche in anamnesi) di almeno un Episodio Ipomaniacale
  3. Non vi è mai stato un Episodio Maniacaleo un Episodio Misto
  4. I sintomi dell’umore di cui ai criteri A e B non sono meglio inquadrabili come Disturbo Schizoaffettivo, e non sono sovrapposti a Schizofrenia, Disturbo Schizofreniforme, Disturbo Delirante o Disturbo Psicotico Non Altrimenti Specificato.
  1. I sintomi causano disagio significativo o compromissione del funzionamento sociale, lavorativo o di altre aree importanti.

Specificare l’episodio attuale o più recente:

Ipomaniacale: se attualmente (o recentemente) è presente un Episodio Ipomaniacale

                Depressivo: se attualmente (o recentemente) è presente un Episodio Depressivo

Specificare (per l’Episodio Depressivo attuale o più recente soltanto se è il tipo di episodio più recente):

Gravità/Psicotico/Specificazioni di Remissione

                Cronico

                Con Manifestazioni Catatoniche

                Con Manifestazioni Melancoliche

                Con Manifestazioni Atipiche

           Ad Esordio nel Postpartum

                Specificare:

Specificazioni del Decorso Longitudinale (Con e Senza Recupero Interepisodico)

                Ad Andamento Stagionale (si applica solo all’andamento degli Episodi Depressivi Maggiori)            A Cicli Rapidi

Disturbo Borderline di Personalità

.               Una modalità pervasiva di instabilità delle relazioni interpersonali, dell’immagine di sé e dell’umore e una marcata impulsività, comparse nella prima età adulta e presenti in vari contesti, come indicato da uno (o più) dei seguenti elementi:

1)             sforzi disperati di evitare un reale o immaginario abbandono. Nota Non includere i comportamenti suicidari o automutilanti considerati nel Criterio 5.

2)            un quadro di relazioni interpersonali instabili e intense, caratterizzate dall’alternanza tra gli estremi di iperidealizzazione e svalutazione.

3)            alterazione dell’identità: immagine di sé e percezione di sé marcatamente e persistentemente instabili

4)            impulsività in almeno due aree che sono potenzialmente dannose per il soggetto, quali spendere, sesso, abuso di sostanze, guida spericolata, abbuffate). Nota Non includere i comportamenti suicidari o automutilanti considerati nel Criterio 5.

5)            ricorrenti minacce, gesti, comportamenti suicidari, o comportamento automutilante.

6)            instabilità affettiva dovuta a una marcata reattività dell’umore (per es., episodica intensa disforia, irritabilità o ansia, che di solito durano poche ore, e soltanto raramente più di pochi giorni)

7)            sentimenti cronici di vuoto

8)            rabbia immotivata e intensa o difficoltà a controllare la rabbia (per es., frequenti accessi di ira o rabbia costante, ricorrenti scontri fisici)

9)            ideazione paranoide, o gravi sintomi dissociativi transitori, legati allo stress.

Leggi di più

Scrivi la tua domanda

clicca per la verifica